Martedì 7 maggio 2024, dalle 14.30 alle 18.30, nell’aula E del Polo Benedettine (Piazza San Paolo a Ripa d’Arno 16, Pisa), si terrà il seminario Crisi sociali, Crisi scientifiche. La critica radicale della scienza tra anni 60 e 70, organizzato nell’ambito del Dottorato di ricerca in Filosofia Unipi – Unifi, con il contributo del Progetto d’Eccellenza 2023-2027 “Un senso nel disordine. Praticare la complessità” del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.
Programma
Introduzione: Mauro Capocci (Università di Pisa)
Daniele Cozzoli (Università Pompeu Fabra), Il contesto politico e culturale del dibattito fra Kuhn e Popper sulla natura del progresso scientifico
Gerardo Ienna (Università di Verona), In quante maniere la scienza può essere non-neutrale? prospettive radicali in epistemologia
Giulia Rispoli (Università di Venezia), Storicizzare l’Antropocene tra scienza, epistemologia e politica
Negli anni Sessanta e Settanta, di fronte a trasformazioni sociali imponenti, nuove interpretazioni marxiane hanno iniziato a mettere in questione la neutralità della scienza e della tecnologia. Contemporaneamente, la storiografia della scienza aveva intrapreso una nuova narrazione disciplinare: la crisi innescata dalla “perdita dell’innocenza” degli armamenti nucleari e l’evidente uso della scienza nella propaganda della Guerra fredda avevano di fatto rilanciato una ricostruzione di “autonomia” della scienza rispetto alla società. La pubblicazione de “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” nel 1962 da parte di Thomas Kuhn ha però fornito, forse involontariamente, una nuova base per riconsiderare il rapporto tra scienza e fattori extrascientifici. L’idea di “paradigma” è stata rapidamente recepita e adattata da numerosi autori in chiave fortemente critica, e usata per ribaltare le prospettive epistemologiche sulla produzione di conoscenza scientifica, e produrre una storiografia diversa, nonché pratiche scientifiche differenti. Il seminario analizzerà dunque come all’interno dei movimenti sociali tra anni Sessanta e Settanta siano nate istanze che hanno plasmato la riflessione storico-epistemologica successiva: la tradizione marxista è stata rinnovata per evidenziare la non neutralità della scienza; l’idea di avvicinare scienza e società in contesti non-standard è alla radice della citizen science contemporanea; e gli scienziati stessi sono stati spinti a riflettere sulla ricerca, andando al di là della semplice idea di “committenza”. Il seminario sarà quindi un’occasione per riflettere sull’odierno rapporto tra scienza e società e sull’importanza degli strumenti storico-epistemologici per l’analisi delle crisi in atto, in cui la scienza può essere considerata sia causa, sia soluzione del problema.
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